Descrizione
partitura Deluxe 95 pagine • Per 2 Tenori, 2 Bassi, Coro Misto ed Orchestra di Fiati • "Tra i momenti liturgici (o paraliturgici) che appartengono ormai a un sentire religioso del passato e, quindi, alla memoria di impalpabili emozioni fortemente vissute, vi sono le Sette Parole, pronunziate da Gesù nelle tre ore di agonia sulla croce. Nello svolgimento dei riti del Venerdì Santo – proprio da mezzogiorno fino alle 15, l’ora nona giudaica – il momento dell’agonia assumeva connotazioni di grande partecipazione e coinvolgimento dei fedeli, prima della commovente Adorazione della Croce, che quei riti concludeva e che oggi invece esaurisce la cosiddetta liturgia dell’hora nona. La riforma liturgica del concilio Vaticano II, nell’intento di snellire i tempi della ritualità in Parasceve, in realtà ha eliminato con le Sette Parole proprio quanto in ambito latino, controriformista e mediterraneo poteva essere considerato il corrispettivo della Passione oratoriale nell’ambito della riforma luterana. Entrambe le strutture seguono il tracciato ternario della Liturgia della Parola (tratta dal vangelo di Giovanni e dai Sinottici), il commento dottrinario (affidato al predicatore quaresimalista, corrispondente all’aria solistica dell’oratorio tedesco e, più specificatamente, bachiano) e la preghiera comunitaria (inni devozionali o corali veri e propri).
Le Sette Parole di N. S. G. C. sulla Croce su testo di Pietro Metastasio furono poste in musica per «due Tenori, due Bassi e Coro con accompagnamento d’Organo» dal Canonico Lorenzo Maria Falduti. La musica del Falduti risente del clima ottocentesco in cui è stata composta, dunque dell' influenza operistica evidente negli spunti verdiani. Questa fu la motivazione che spinse ad abbandonare l'uso delle "Sette Parole" dalla Liturgia, la quale vedeva più consone, nell' uso liturgico, melodie tradizionali. La strumentazione e l’orchestrazione per Orchestra di Fiati di "Le Sette Parole dell' Agonia di N.S.G.C.", su commissione del dr. Nazareno Scerra, è stata curata dal Maestro Angelo De Paola utilizzando un manoscritto a firma del copista Giovanni Licastro datato Delianuova (RC) 15 marzo 1931.